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Quando toccò a un tenore “Così fui fucilato sul palco”

Quando toccò a un tenore “Così fui fucilato sul palco”

"Il tragico episodio che ha visto ieri protagonista l’attore Alec Baldwin (che ho conosciuto durante le riprese del film TO ROME WITH LOVE di Woody Allen) ha riportato alla memoria episodi analoghi avvenuti sui set cinematografici e sui palcoscenici dei teatri di tutto il mondo, tra cui quello che mi ha visto coinvolto allo Sferisterio di Macerata nel finale dell’opera Tosca."

“La sicurezza è fondamentale in qualsiasi lavoro”. Lo sa bene il tenore Fabio Armiliato rimasto ferito nel 1995 alla gamba durante la fucilazione di Cavaradossi in Tosca allo Sferisterio di Macerata. E pensare che sempre tutto era filato liscio nelle tantissime volte che ha cantato il capolavoro pucciniano. “Ricordo – aggiunge il tenore – che qualche anno prima (nel 1993, ndr) era successo un incidente mortale sul set in cui è rimasto vittima l’attore Brandon Lee”. Nell’incrocio dei destini, Armiliato ha avuto anche l’occasione di conoscere personalmente Alec Baldwin, alla presentazione del film ’To Rome with love’ di Woody Allen, in cui entrambi recitavano.

Armiliato, ricorda ancora bene quanto le è successo allo Sferisterio?

“Certo che me lo ricordo bene, quell’episodio ha segnato i miei inizi. Era una produzione importante, ma quanto accaduto ha fatto passare in secondo piano l’aspetto artistico e il successo dell’opera diretta da Gilbert Deflo e con Tosca interpretata da Raina Kabaiwanska”.

Qual è stata la reazione sul palcoscenico e tra il pubblico?

“Kabaiwanska si è resa subito conto della situazione ed è venuta a soccorrermi, ma si è sentita male quando ha visto il sangue. Tra il pubblico c’era chi pensava che fosse frutto di una scelta della regia e c’è stato anche chi ha applaudito non pensando che fosse un fatto reale. È bene anche dire che non c’è il sipario allo Sferisterio, essendo un teatro all’aperto e quindi era tutto visibile. Ricordo a tal proposito che Dario Fo scrisse una riflessione sul paradosso tra teatro e verità, due aspetti da non mischiare”.

Ma quanto le è successo da cosa era stato determinato?

“A monte c’è stata la scelta di utilizzare fucili veri per ottenere in arena un effetto sonoro considerevole e, come è poi stato, scoppiettante. Anzi, fu più scoppiettante del previsto”.

Si ricorda in quanti dovevano fucilarla?

“Erano in otto, per fortuna cinque mirarono altrove colpendo una scena. Ma tre mi presero alla gamba”.

Ma, scusi, quei fucili non erano caricati a salve?

“Sì, ma mi hanno sparato da troppo vicino”.

La scena della fucilazione non era mai stata provata?

“No, perché i fucili erano arrivati la mattina e anche per questa ragione è stato difficile gestire poi la situazione. Erano fucili con le baionette, che furono tolte prima di andare in scena”.

Lei alla fine è stato ricoverato in ospedale.

“Ho riportato la frattura di tibia e perone della gamba destra”.

C’è stata un’inchiesta dopo quell’incidente?

“Naturalmente. La sera della recita la polizia ha fatto un sopralluogo, sono stati condotti gli interrogatori. Si è trattato di una superficialità utilizzare fucili non da teatro”.

È stato risarcito?

“Sì, dopo 12 anni”.

Come è stato l’incontro con Baldwin?

“Ci siamo conosciuti nel 2012 a Roma in occasione della presentazione del film ’To Rome with love’ di Woody Allen in cui lui è stato protagonista di un episodio e io di un altro. Lui mi disse di essere stato colpito dalla mia esibizione, pensava che fossi un attore consumato mentre per me si è trattato della prima volta su un set”.

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