Scheda N.o: 244

Puccini: MANON LESCAUT

Parma, 13 Dicembre 2005

Numero Recite: 3

Date: 13, 16, 23 DICEMBRE 2005

CAST
 
Manon Lescaut:  dANIELA DESSI
Il Cavalliere des grieux:  FABIO ARMILIATO
lescaut: CARMELO CARUSO
geronte: ANGELO ROMERO
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Direttore:  PIER GIORGIO MORANDI
Regia:  STEPHEN MEDCALF

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IL SEGRETO DELLA SFINGE

 

Manon, sphinx étonant. Così la invoca Des Grieux dal profondo dell’abisso in cui è caduto. Manon lescaut sei una straordinaria sfinge: rimani il più enignatico dei capolavori pucciniani……Eppure sei impenetrabile. La vocalità è un rebus di dolcezze, alternate a roventi impennate…..
La sfinge è stata interrogata un’altra volta al regio di Parmae ad alcuni ha risposto e ha svelato in parte il suo segreto. Ad altri è rimasta enignatica…..
La Sfinge non si è rivelata a Pier Giorgio Morandi, direttore sicuro, che tiene in pugno il palcoscenico e l’or­chestra, che punta ad una lettura molto pulita della partitura, accentua lo spessore dello strumentale e che pare pago dell’oliato funzionamento della macchina. 

La Sfinge si è rivelata invece a Daniela Dessi che specie dal II atto (nel I sembra quasi che !’ingenuità fanciullesca di Manon poco la interessi) si impone. La vocalità pucciniana esalta il suo canto capace di abbandoni, di rapidi passaggi dal piano al forte, da improvvisi intenerimenti a roventi espansioni. La bontà della sua tecnica le permette di superare senza problemi gli scogli di una tessitura che ne “L’ora o Tirsi” (il do acuto e il trillo) è tra le più insidiose. La voce arriva penetrante (fa testo come s’imponga su tutti nel concertato del III atto) e si piega sempre ad un’interpretazione vissuta ed intensa. La sua è una Manon consapevole,mai pentita di ciò che fa. È una Manon innamoratissima che si esalta e che sa morire con commovente pathos. Cosi ,”Sola perduta e abbandonata” diventa il climax dell’azione drammatica, in un’esecuzione dove la protesta di «Non voglio morire…” si alterna alle suggestive mezzevoci di “Terra di pace mi sembrava questa” e suggella una lettura tra le più affascinanti, degna di entrare in un’ideale galleria di grandi protagoniste del personaggio di Puccini. 

Fabio Armiliato è un Des Grieux dotato di una robusta prima ottava che gli consente di superare senza problemi e con grande efficacia i molti passi, frequenti nel II atto, come “Ah Manon, mi tradisce”, dove la tessitura gravita nel registro centro-grave. Nella zona del passaggio e nei passi più scopertamente melodici l’emissione non è sempre morbida e rotonda. Declama con incisività e nel finale del III atto vince la prova di “No…pazzo…son, guardate”, atteso al varco da un teatro che mi è parso ingiustamente prevenuto e che lo ha punito (ma perché?) con il silenzio dopo un volonteroso “Donna non vidi mai”. In realtà in un clima più favorevole e con la scelta di spingere meno e di mettere meno in risalto il lato drammatico, mettendo in evidenza invece il lirismo della voce, con un direttore che cerchi sonorità meno roventi, avremmo un Des Grieux del massimo interesse (aggiungete il physique du role e la recitazione disinvolta) e il riconoscimento di un interprete che studia con attenzione ogni frase e non perde occasione per fraseggiare con varietà di accenti aderenti al dettato drammatico di Puccini. A lui la Sfinge non si rivela del tutto, ma più di quello che il pubblico creda.

Non si rivela invece a Corrado Carmelo Caruso, un Lescaut ben poco incisivo sia nella scena che nel canto. È parte da caratterista che potrebbe dare maggiori soddisfazioni, se messa meglio in rilievo dall’interprete e dal regista….
Buon successo da parte di un pubblico elegante, da grandi prime, che fugge pero al termine con poca creanza verso gli artisti e verso il suo be Teatro. Anche a costoro la Sfinge non si è rivelata. E ha fatto bene; non è il caso di sprecarsi con chi non coglie il fascino di questo capolavoro e aspetta tenore e soprano al varco delle così dette romanze, peraltro superate, da una partitura già tutta Novecento. 

(13 dicembre 2005) 

 Giancarlo Landini : L’OPERA – Gennaio 2006

STATISTICA