Scheda N.o: 210

Giacomo Puccini: MANON LESCAUT

Sevilla, 19 Maggio 2003

Numero Recite: 4

Date: 19,22,24,26 Maggio 2003

CAST
 
Manon Lescaut:  DANIELA DESSI
Il Cavalliere des grieux:  FABIO ARMILIATO
lescaut:  MARCEL VANAUD
geronte:   ENZO CAPUANO
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Direttore: STEVEN MERCURIO
Regia:  PIERFRANCESCO MAESTRINI

LOCANDINA

RECENSIONI

Siviglia: Daniela Dessì e Fabio Armiliato acclamati protagonisti al Teatro de la Maestranza di Manon Lescaut 

 

Naufraghi nel deserto dell’anima

 

La stagione lirica del Teatro de la Maestranza di Siviglia si è conclusa con un’edizione di Manon Lescaut coronata da un grandissimo successo, il cui merito va principalmente, a nostro parere, alla coppia protagonistica formata da Daniela Dessì e Fabio Armiliato.

Nel ruolo di Manon debuttava Daniela Dessi, che ha offerto una prova di eccellente livello. Intensa, espressiva, dotata di un fraseggio vario e sfumato, la cantante non ha mancato nemmeno uno degli appuntamenti «clou» del suo personaggio, grazie al colore particolare e intrigante della sua voce e a una tecnica ragguardevole che le permette di governare con sicurezza il registro acuto (Il do, svettante, di (“L’ora o Tirsi») e a filare i suoni con effetti suggestivi (come nella conclusione di «In quelle trine morbide», giustamente applaudita). Il grande duetto d’amore del secondo atto, «Sola, perduta, abbandonata» e 1’intero atto finale l’hanno vista vincente, grazie all’indiscutibile carica emotiva di un canto che si fa interpretazione appassionata e struggente.

Fabio Armiliato, nella massacrante tessitura di Des Grieux (con ogni probabilità ilruolo più arduo che Puccini abbia scritto per voce di tenore) ha dimostrato una volta di più i continui progressi che questo cantante, con intelligenza e studio, evidenzia da qualche anno a questa parte. Il registro acuto è convincentemente timbrato e dotato di squillo (e Dio sa se è messo alla prova in quest’opera…), il fraseggio, più di un tempo, è attento a sfumature e colori, il ricorso alla mezzavoce è ricercato con apprezzabili risultati, l’emissione è più controllata e sicura, l’interprete è partecipe e vibrante. Se non ancora «magna cum laude», Armiliato, a questo punto, la laurea comunque la merita pienamente.

 

Nicola Salmoiraghi  L’OPERA   Luglio 200

 

Manon Lescaut’ conclude con successo la stagione lirica della Maestranza, che acclama la Dessí e Armiliato

Ritorno trionfale di Manon

Si suole a volte abusare nella critica degli spettacoli dell’aggettivo “storico” nel giudicare una serata particolarmente rimarcabile. Però in poche occasioni, come in quella della scorsa notte, l’epiteto risulta così a proposito. La conclusione della stagione lirica della Maestranza con la produzione di MANON LESCAUT distilla aromi di prima locale. Poiché non si ascoltava questo capolavoro di Puccini in Siviglia niente meno che dal 28 di Aprile del 1900. Un ritorno attraverso la porta principale, con uno spettacolo a tutto tondo dall’inizio alla fine, emozionante e pieno di mille e un momento per il piacere personale. Anzitutto per la coppia dei protagonisti, incarnazione ideale dei disgraziati amanti su cui si appoggia tutto il peso musicale e drammatico di una partitura nella quale il giovane Puccini ha riversato gran parte della sua inventiva e della sua forza di seduzione musicale.

 Il direttore musicale lo ha detto una giorno e noi siamo d’accordo senza alcun dubbio: Daniela Dessì, che debutta nel ruolo, è la Manon del futuro. Una voce di timbro bellissimo, di inusuale capacità di proiezione, maestra assoluta nel momento di regolare e trascinare le parole attraverso il suo brillante metallo, con un filato e pianissimi incredibili. Ugualmente credibile era vocalmente nell’innocenza del primo atto e lo è stata sempre di più nei passaggi più drammatici soprattutto in un lacerante ultimo atto, nel quale mostrò un rilucente e bellissimo registro di petto.
Chiaro che nel momento di abbordare le numerose scene amorose con Des Grieux ha guadagnato molto nell’avere vicino suo marito Fabio Armiliato. Il tenore genovese che iniziò con una certa timidezza il primo atto, è cresciuto spettacolarmente negli atti seguenti, dispiegando lo smalto eroico della sua voce. E’ un caso speciale il suo, perché quando supera la zona di passaggio e si addentra nel registro acuto, la voce, lontano dall’assottigliarsi, si allarga e si espande e dispiega una tavolozza di colori di intensità realmente seduttrice. Così il trasporto di passione del secondo atto nel passaggio “O tentatrice!” e l’infinita disperazione della supplica nel terzo (“Guardate pazzo son”), o la disperazione della scena finale trovarono in Armiliato l’interprete perfetto per farci tremare di emozione. Nei momenti (abbondanti per fortuna) in cui cantava con la Dessì la temperatura artistica e animica saliva a livelli finora sconosciuti nel nostro teatro e che, per fortuna, saranno resi immortali in una registrazione discografica che si sta realizzando durante queste recite sivigliane.

Andreas Moreno Mengibar – Diario de Sevilla, 20 Maggio 2003

MANON LESCAUT

Manon Lescaut ha chiuso un’eccezionale stagione lirica. Perché le cose migliori dell’eccezionale serata sono stati la coppia dei protagonisti e la musica giovane e meravigliosa, composta  da Puccini per questo titolo che lo consacrerà erede dello scettro che apparteneva a Verdi come patriarca dell’opera italiana.

Contare su due protagonisti vocali come Daniela Dessì e Fabio Armiliato assicura il successo.
La Dessì è una delle ultime vere primedonne. Con lei ci si assicura l’emozione del miglior canto italiano del XXI secolo. La sua voce privilegiata per la naturalezza, è sempre bellissima, piena di risonanze e poderosamente proiettata, si arricchisce con l’incredibile elasticità sostenuta da una tecnica vocale che si dimostra infallibile.Quando abbiamo visto apparire la Dessì e abbiamo ascoltato “Manon Lescaut mi chiamo”  chi parlava era Manon, senza interprete ne’ intermediario. La diva italiana debuttava il ruolo però era come se lo avesse cantato per tutta la vita. La sua naturalezza si trasformava come il personaggio. Ingenua, vanitosa, presuntuosa, egoista, distrutta…ugualmente appassionatamente innamorata. Il duetto con Des Grieux del secondo atto – “Tu, tu amore tu?”– è stato da antologia.
Più tardi, sola sopra al palcoscenico, ha commosso e l’intensità dell’aria del quarto atto “Sola, perduta, abbandonata”  resterà nella memoria.

Questa Manon ha avuto il privilegio di avere al suo fianco il miglior Renato Des Grieux del momento. Sebbene sembri impossibile, Fabio Armiliato canta ogni volta meglio. Dopo il suo indimenticabile Andrea Chénier di due stagioni fa, nessuno poteva immaginare che si sarebbe potuto superare. Ora, tenendo conto di un primo atto un po’ scomodo per la sua voce di tenore lirico-spinto, crea un Des Grieux assoluto: caldo ed elegante. Armiliato è stato un Renato Des Grieux profondamente naturale, pieno di anima. La sua incarnazione è stata in crescendo e dopo un’interpretazione intensa e sofferta di “Donna non vidi mai” sfociò in un terzo e quarto atto memorabile in fusione di corpo e di anima con l’immensa Daniela Lescaut. 
Unito a lei, Fabio Des Grieux è stato l’altro grande trionfatore della serata. 

Justo Moreno – EL MUNDO, 21 Maggio 2003

GLORIOSA DANIELA DESSI’. 
Daniela Dessì e Fabio Armiliato, protagonisti di MANON LESCAUT e trionfatori della notte operistica al Teatro della Maestranza.

Emozione, moltissima emozione, è quello che abbiamo provato la notte di lunedì, alla prima di questa produzione proveniente dal Teatro Massimo di Palermo e messa in scena al teatro della Maestranza, chiudendo con una maniglia d’ora una stagione che per diverse ragioni nessuno dimenticherà.

Trionfatrice assoluta della serata è stata Daniela Dessì, la bellissima soprano ligure che debuttava nel ruolo. Ella sarà, senza dubbio alcuno, la Manon di riferimento dei nostri giorni, come in passato lo furono la Tebaldi, la Scotto o la Freni, per non citare tutte le precedenti gloriose cantanti italiane. La Dessì ha qualche cosa in scena che attrae e che affascina. La sua voce, densa, morbida e sensuale, cattura per la sua omogeneità di colore nei tre registri, per il suo timbro leggermente metallica, per la sua profondità di fraseggio e per la sua estrema capacità di drammatizzare il messaggio canoro e musicale. Il teatro è letteralmente crollato quando è uscita a prendere gli applausi al finale della recita.

D’’altra parte, non sempre due cantanti che formano coppia nella vita reale sono amanti anche nella finzione operistica. Per questo motivo, con questa Manon tra le sue braccia, ci si spiega la maggior credibilità del grande tenore Fabio Armiliato, ricordato Andrea Chenier proprio nel teatro della Maestranza, che ha già nella nostra città schiere di ammiratori. 
Cambia qualcosa nel colore della sua voce quando passa di registro, però ha sempre l’acuto solido, i sopracuti sono emessi con sicurezza e bravura e soprattutto dispiega la frase larga pucciniana con passione, amorosa convinzione e gusto superlativo. 
Nell’opera c’è bisogno di sentire cantar bene: SPERIAMO CHE TORNINO !

Ramon Maria Serrera – ABC, 21 Maggio 2003

LCON PASSIONE DISPERATA

Con passione disperata cantò Daniela Dessì la celebre scena Sola perduta, abbandonata dell’ultimo atto, facendo venire la pelle d’oca per il suo drammatismo poetico e la sua aura di vecchia scuola.
Fu una grande serata quella del soprano italiano, come lo fu anche quella del tenore Fabio Armiliato.  

La rappresentazione sivigliana ha avuto proprio nel cast vocale il suo vero punto di forza.
Siviglia chiude la stagione con successo. Il pubblico lo ha talmente gradito da scatenarsi in una grande  esplosione di applausi in modo ritmico tradizionalmente sivigliano.

J.A. Vela del Campo – EL PAIS, 21 Maggio 2003

MANON LESCAUT: VOCI SI…

La presenza di Fabio Armiliato e Daniela Dessì è stata, con tutta giustizia, un grandissimo orgoglio per il Teatro della Maestranza e hanno fatto la parte del leone !
Il tenore, che già aveva trionfato a Siviglia in Andrea Chenièr, è ritornato ad affascinare, oltre che per la sua bella presenza fisica, con una esibizione di singolare bellezza timbrica, una piena sicurezza tecnica e per la stupefacente brillantezza dei suoi poderosi e ben timbrati acuti. 
La sua compagna nella vita reale possiede uno strumento solido e attraente. La bellissima soprano genovese vinse e convinse con una linea di canto all’italiana fino al midollo, robusta e nello stesso tempo cantabile, molto in stile con le grandi dive del passato. 

Fernando L. Vargas-Machuca – CRITICA MUSICAL SEVILLANA  Maggio 2003

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